I fibromi dell’utero colpiscono un numero elevato di donne e si manifestano a volte con disturbi come cicli abbondanti e dolore mestruale.
I fibromi sono tumori BENIGNI originati dalla componente “fibrosa” dell’utero accompagnata da una componente “miomatosa”, cioè costituita da cellule muscolari che formano la parete dell’organo. Si parla di “fibromiomi” per indicare la coesistenza di due tipi di cellule che costituiscono il tumore.
I fibromi si presentano come una massa rotondeggiante, di consistenza spesso maggiore rispetto alla parete dell’utero, ben delimitata ed enucleabile spesso facilmente (cioè viene via quando la si separa accuratamente dall’utero). La causa non è nota, si sa però che essi sono più frequenti nelle donne di origine africana.
Come si sospetta la presenza di uno o più fibromi?
Spesso i fibromi non si manifestano in nessun modo e la donna può averne diversi senza lamentare alcun disturbo. A volte si rilevano in occasione di una ecografia effettuata per altre ragioni (es. gravidanza), oppure perché sono responsabili di cicli abbondanti, dolore o problemi urinari. L’anemia causata dai cicli abbondanti può essere riscontrata all’esame del sangue. In rari casi, quando il fibroma degenera il dolore può diventare acuto e solo in rarissimi casi il fibroma può andare incontro a degenerazione maligna (sarcoma). I fibromi sottomucosi possono causare anche abortività ripetuta. Talora la paziente può avere una alterazione transitoria dell’esame del sangue (policitemia) che scompare dopo la rimozione del fibroma.
La visita ginecologica è efficace nella diagnosi?
Solo in caso di fibromi grandi. I piccoli fibromi, soprattutto presenti nella parte più interna dell’utero, sotto il suo rivestimento interno (fibromi sottomucosi) sfuggono alla visita.
Come si effettua la diagnosi?
Mediante la ecografia, soprattutto transvaginale, che utilizza una sonda introdotta nella vagina. L’ecografia consente anche di monitorizzare la sua velocità di crescita e di escludere altre lesioni (ad esempio ovariche). In alcuni casi è utile la isteroscopia, soprattutto nel caso di fibromi sottomucosi (presenti verso la cavità interna dell’utero), poiché questi possono sfuggire all’ecografia.
L’isteroscopia è un esame ambulatoriale che si effettua senza anestesia e consiste nell’introduzione nella cavità dell’utero di uno strumento dotato di fibre ottiche ed oculare per osservare l’interno dell’utero. Si può collegare anche ad una telecamera e ad un monitor. L’isteroscopia (“operativa”), effettuata in anestesia con uno strumento più grande, può anche servire ad eliminare il fibroma, nel caso esso sia sottomucoso e soprattutto peduncolato.
La laparoscopia, effettuata introducendo una sonda nella cavità addominale in anestesia generale, può essere indicata in rari casi, quando l’ecografia non riesce a distinguere bene tra una massa uterina o ovarica, o in altri casi per dirimere ogni dubbio sulla natura della massa riscontrata in ecografia.
Come si trattano i Fibromi?
I trattamenti sono molteplici, e sostanzialmente si suddividono in medici e chirurgici.
I trattamenti medici consistono nella somministrazione di farmaci atti a ridurre le dimensioni dei fibromi e a migliorare i sintomi. L’acido tranexamico può servire al controllo a breve termine dei cicli abbondanti.
I cosiddetti “analoghi del GnRh”, farmaci moderni che provocano una menopausa artificiale, sono associati alla riduzione del volume dei fibromi, ma non si possono usare a lungo perché possono provocare osteoporosi ed altri disturbi tipici della menopausa (vampate, secchezza vaginale etc). Inoltre i fibromi tendono a ricrescere dopo la fine del trattamento.
Il trattamento chirurgico consiste, per le pazienti più giovani che desiderano preservare la fertilità, nella “miomectomia”, cioè la enucleazione dei fibromi e ricostruzione dell’utero. Nelle donne più in là con gli anni, l’isterectomia, cioè l’asportazione dell’utero, è indicata, e l’indicazione varia a seconda della dimensione dell’utero e delle condizioni cliniche della paziente. L’isterectomia può essere effettuata per via vaginale (associata a più rapido decorso post-operatorio e assenza di dolori), oppure transaddominale, effettuata mediante un’incisione della parete addominale, trasversale e bassa.
Difficilmente la milza è preda di malattie infettive o neoplastiche. In era preantibiotica era invece ben noto il “tumore di milza” che si manifestava in corso di malattie infettive di lunga durata, come espressione della attivazione della componente linfatica dell’organo. I tumori della milza sono quasi esclusivamente linfomi. Ha sempre destato interesse in oncologia la evidente resistenza della milza a diventare sede di ripetizione metastatica da parte di tumori solidi di altra origine.
Aumenti di volume anche significativi della milza (splenomegalie) si hanno nelle malattie del fegato, soprattutto la cirrosi epatica, che causano difficoltà di flusso nel sistema della vena porta (sindrome di ipertensione portale), del quale la vena lienale è tributaria.